Il mio approccio terapeutico deriva dal mio modo di essere e pensare ed è emerso durante i tirocini universitari: mi domandavo perché mi venisse insegnato che, durante i trattamenti, fosse “necessario” ottenere il “risultato”, indipendentemente dal dolore fisico provocato al paziente dalle manovre del terapista.
Sia che si trattasse di gestire l’ipertono spastico nell’arto superiore dei pazienti emiplegici, sia che si dovesse recuperare mobilità in fase post-operatoria, ma anche in casi di contratture muscolari e sblocco articolare, l’approccio più diffuso era (e purtroppo è): esercitare sui pazienti una “forza” tale da “vincere” la resistenza, anche a discapito della sofferenza provocata ai tessuti e, ovviamente, alla persona.
Nonostante la difficoltà nell’essere controcorrente, ho creduto che fosse possibile trattare senza dolore.
Come tutti sappiamo, basta credere e cercare per trovare.
Ed io ho trovato: il Counterstrain® del Dott. Jones in osteopatia, il metodo Sahrmann in fisioterapia, il metodo Perfetti in riabilitazione neurologica, la teoria dei canali del Dott. Wang in Medicina Cinese e tanto altro che puoi leggere nell’elenco della mia formazione alla pagina chi sono.
Seguendo le mie sensazioni ed “ascoltando” i corpi dei miei pazienti ho capito che se voglio trattare il dolore fisico, devo imparare a trattare con “chi” crea il dolore: il dolore fisico non è un qualcosa da sconfiggere e basta, è espressione del sistema nervoso. Quindi, se è con il sistema nervoso che devo dialogare, mi devo interfacciare con i recettori distribuiti nei tessuti, con soglie di percezione diverse nei vari livelli del corpo, conoscere i fattori infiammatori predisponenti ed in generale i meccanismi neurofisiologici del dolore neuro-muscolo-scheletrico.
Il dolore va capito, perché ha una sua funzione ed una sua logica di attivazione, permanenza, disattivazione. Soprattutto il dolore (leggi il sistema nervoso) non ama essere provocato, perché reagirà in modo primordiale, esattamente come farebbe istintivamente una persona se la mente non intervenisse.
Nel mio approccio lavorativo non punto ad ottenere su di te un risultato “a qualsiasi costo”, specialmente se hai dolore. Cercherò invece come ottenere un risultato “dolcemente”, rispettando le tue soglie di sensibilità, cioè rispettando il tuo sistema nervoso e quindi te.
A priori non è possibile definire uno standard per trattare i vari tipi di dolore neuro-muscolo-scheletrico; per ciascun caso dobbiamo identificare quale tessuto o tessuti stanno emettendo il segnale dolorifico, le sue cause e le strade per uscirne: servirà una diagnosi medica, magari la collaborazione di altre figure professionali e sicuramente il tuo impegno a voler stare bene ( il sistema nervoso in presenza di dolore fisico si sovraccarica anche a livello emotivo e … viceversa, ma questo è un altro tema).
Ci sono alcuni casi in cui se il dolore è troppo, il corpo non vuole essere toccato, perché i recettori periferici ed il sistema nervoso stesso sono in un’allerta tale da non essere più responsivi alla terapia manuale, anche se dolce come quella che applico io. In queste situazioni è fondamentale il confronto col medico per definire un differente approccio terapeutico.
Se vuoi approfondire quello che ho scritto, contattami.